Valori RSSI Wi-Fi: guida tecnica all’interpretazione
Quando si analizza la qualità di una connessione Wi-Fi, uno dei parametri più citati è l’RSSI, ovvero il Received Signal Strength Indicator. Oggi vediamo come interpretare correttamente questo valore per valutare l’affidabilità e le prestazioni di una rete wireless in ambienti domestici o aziendali.
Cos’è l’RSSI e perché è importante
L’RSSI rappresenta la potenza del segnale ricevuto dal dispositivo rispetto al punto di accesso. Non si tratta di un’unità standardizzata: ogni produttore può esprimere l’RSSI su scale diverse. Tuttavia, in ambienti Wi-Fi basati su standard IEEE 802.11, l’RSSI viene spesso convertito in dBm (decibel rispetto a 1 milliwatt), offrendo una base più comune per l’analisi tecnica.
Un buon valore RSSI significa una connessione stabile, bassa latenza e velocità sostenute. Al contrario, un segnale debole può causare perdita di pacchetti, rallentamenti e disconnessioni improvvise.
Valori RSSI in dBm: interpretazione pratica
La seguente tabella mostra come interpretare il valore RSSI in dBm in funzione della qualità della connessione Wi-Fi:
Fattori che influenzano l’RSSI
- Distanza dal punto di accesso: più ci si allontana, più il segnale si indebolisce.
- Ostacoli fisici: muri spessi, strutture in cemento armato, mobili grandi o metallo riducono la forza del segnale.
- Interferenze radio: altri dispositivi Wi-Fi, microonde, telefoni cordless e segnali Bluetooth possono degradare l’RSSI.
- Banda di frequenza: la banda a 2.4 GHz copre più distanza ma è più soggetta a interferenze; la 5 GHz ha un segnale più pulito ma meno penetrante.
RSSI vs SNR: due facce della stessa medaglia
Spesso si confonde l’RSSI con il SNR (Signal to Noise Ratio). Mentre l’RSSI misura la potenza assoluta del segnale, il SNR indica il rapporto tra il segnale utile e il rumore presente sul canale. Un RSSI elevato non garantisce una connessione stabile se il rumore è altrettanto alto.
Parametro | Significato | Implicazioni sulla connessione |
---|---|---|
RSSI | Potenza del segnale ricevuto | Serve a stimare la copertura |
SNR | Rapporto segnale/rumore | Serve a stimare la qualità reale del canale |
Analisi concreta: esempio d’applicazione
In un ufficio open-space, con router centrale e postazioni disposte radialmente, i dispositivi più lontani segnalano un RSSI di -75 dBm. Nonostante la copertura teorica sia garantita, gli utenti lamentano lentezza nelle videoconferenze. Il problema nasce perché il SNR scende sotto i 20 dB a causa del rumore generato da altri dispositivi wireless. La soluzione più efficace è l’aggiunta di un access point secondario o la ricalibrazione della potenza d’uscita per uniformare la copertura.
Come migliorare il valore RSSI
- Riposizionare il router: scegliere una posizione centrale e rialzata, evitando angoli e ostacoli fisici.
- Limitare le interferenze: cambiare canale Wi-Fi o banda di frequenza se rilevata congestione.
- Utilizzare dispositivi di estensione: repeater, mesh system o access point cablati aiutano a migliorare la distribuzione del segnale.
- Aggiornare firmware e driver: migliorie software possono ottimizzare le prestazioni radio.
- Controllare il numero di dispositivi connessi: un eccesso può causare degrado, anche a buon segnale.
RSSI e dispositivi mobili: attenzione all’interpretazione
Smartphone e laptop utilizzano chip Wi-Fi con sensibilità diverse. Un valore RSSI di -65 dBm può essere sufficiente per un portatile con buona antenna, ma troppo basso per uno smartphone economico. Inoltre, le app di misurazione spesso mostrano il dato in modo semplificato, rendendo necessaria una lettura comparata tra più dispositivi.
Considerazioni finali
L’RSSI è un parametro fondamentale per valutare le performance di una rete Wi-Fi, ma va sempre interpretato nel contesto dell’ambiente operativo, del dispositivo in uso e in relazione ad altri indicatori come il SNR. Monitorare regolarmente i valori di potenza del segnale aiuta a mantenere elevati standard di connettività e a intervenire in modo proattivo sulle configurazioni di rete.
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